Ancora un’estate di Catherine Breillat in concorso a Cannes 2023 e candidato a 4 premi César, uscirà al cinema il 7 marzo con Teodora.
Il film Ancora un’estate candidato a 4 César, gli Oscar francesi
Applaudito in concorso a Cannes 2023 e candidato a 4 premi César, gli Oscar francesi, Ancora un’estate segna il grande ritorno alla regia di una cineasta leggendaria come Catherine Breillat, pioniera del cinema al femminile e spesso al centro di polemiche per il suo approccio anticonformista al racconto del desiderio e della sessualità. Il film uscirà al cinema il 7 marzo con Teodora.
Anne, avvocata di successo, accoglie in casa Théo, il figlio diciassettenne che il marito ha avuto da un matrimonio precedente. Tra i due nasce un’intesa imprevista, ma quando Théo dice al padre che lui e Anne sono diventati amanti, la donna nega tutto… Breillat firma un inno alla follia dell’amore contro ogni convenzione, “un film tagliente come un diamante, forse il più bello di questa regista immensa”, come ha scritto a buon diritto Le Monde.
“Il mio lavoro”, afferma la regista, “si interroga sulla sessualità, anche con asprezza, ma i miei film sono prima di tutto poetici: mi interessa il desiderio, l’amore, la pulsione amorosa, il senso di colpa… insomma tutto ciò che ci sfugge, che ha a che fare con il non detto. Non amo un approccio realistico al cinema, che spesso si riduce a una serie di affermazioni stereotipate e moralistiche. Credo ancora che la vera arte sia morale nella sua capacità di guardare alle persone e trasfigurarle per farne sbocciare la bellezza”.
Breillat firma un inno alla follia dell’amore contro ogni convenzione
Il film nasce come remake del danese Queen of Hearts, a proporlo alla regista è stato il produttore Saïd Ben Saïd: “Mi disse che io avrei potuto farlo molto meglio. All’epoca non ero in gran forma e non volevo girare più film, ma il soggetto aveva grandi potenzialità e ho deciso di accettare la sfida.
Sulla carta è in effetti la storia di una donna che ha una relazione con il figliastro troppo giovane, ma non è questo che mi interessava davvero e il mio film è molto diverso dall’originale. Non amo un approccio realistico al cinema, che spesso si riduce a una serie di affermazioni stereotipate e moralistiche. Credo ancora che la vera arte sia morale nella sua capacità di guardare alle persone e trasfigurarle pe rifarne sbocciare la bellezza.
Il mio lavoro si interroga sulla sessualità, anche con asprezza, ma i miei film sono prima di tutto poetici: mi interessa il desiderio, l’amore, la pulsione amorosa, il senso di colpa… Insomma tutto ciò che ci sfugge, che ha a che fare con il non detto e con quello che io chiamo il nostro “luogo comune”. Dal momento in cui Anne e Théo abbracciano il loro desiderio, la stessa presenza del ragazzo fa sembrare Anne più giovane, le dona luce e grazia. Sembra rivivere l’adolescenza di cui è stata privata, perché si lascia intendere che questo periodo della sua vita le è stato rovinato. E questa luce tra loro fa capire al pubblico che si sono innamorati”.