Carcere di Bollate: i Figli di Estia escono per approdare allo Spazio Sfera di Bussero. In scena, E tu che lavoro sei?” il loro ultimo spettacolo

figli-di-estia-2024-ph-angelo-redaelli-78-1024x683 Carcere di Bollate, i Figli di Estia al Teatro Sfera di Bussero

Associazione culturale Prison Art presenta E TU, CHE LAVORO SEI?

Carcere di Bollate: i Figli di Estia escono per approdare allo Spazio Sfera di Bussero. In scena, E tu che lavoro sei?” il loro ultimo spettacolo. “I Figli di Estia”, è la compagnia teatrale dell’Associazione Culturale PrisonArt, nata all’interno del Carcere di Bollate per desiderio di un gruppo di persone detenute che avevano lavorato con Michelina Capato e che volevano mantenere vivo il suo insegnamento anche dopo la chiusura di Cooperativa Estia, e da qui arriva il nome della Compagnia.
Attori e tecnici sono tutte persone detenute, mentre la scenografa Barbara Bedrina, la regista Lorenza Cervara e Matilde Facheris (che ha lavorato tanto con Michelina Capato di Estia) sono collaboratrici abituali della compagnia teatrale Atir.
Partendo da considerazioni semplici: cosa sognavamo da bambini, cosa ci piacerebbe fare, come il lavoro è cambiato e come ha cambiato la società, siamo arrivati, attraverso una drammaturgia originale e collettiva, a porci domande più profonde. Non abbiamo risposte, ma altre domande che vogliamo condividere. Spesso il lavoro ci tradisce e altrettanto spesso ci definisce come individui, ma è realmente così? Siamo davvero solo il nostro lavoro?

figli-di-estia-2024-ph-angelo-redaelli-59-1024x683 Carcere di Bollate, i Figli di Estia al Teatro Sfera di Bussero

Una compagnia teatrale composta da detenuti

I Figli di Estia è la compagnia teatrale dell’Associazione Culturale PrisonArt, nata nel carcere di Bollate dal desiderio di un gruppo di detenuti che avevano collaborato con Michelina Capato. Questi individui, volendo preservare il suo insegnamento dopo la chiusura della Cooperativa Estia, hanno dato vita alla compagnia, da cui deriva il suo nome. Attori e tecnici sono tutte persone recluse, mentre la scenografa Barbara Bedrina, la regista Lorenza Cervara e Matilde Facheris (che ha collaborato a lungo con Michelina Capato di Estia) sono collaboratrici abituali della compagnia teatrale Atir.

Tra i tecnici coinvolti, Cristian Stepich si occupa delle luci, mentre Cristian Bezzecchi e Raffaele Rullo gestiscono l’audio. Lorenc Marini, Roberto Stepichi e Gianluca Dercenno sono responsabili della realizzazione dello spettacolo.

Tutto questo è reso possibile dall’impegno di Lorenza Cervara con i detenuti del carcere di Bollate. Lorenza inizia con una base musicale su cui si improvvisa, focalizzandosi sul linguaggio del corpo. Inizialmente si lavora individualmente, per poi passare a esercizi di coppia, dove, attraverso improvvisazioni mirate, si affrontano emozioni e sentimenti.

In un esercizio di coppia, un partner assume il ruolo di “guida” mentre l’altro, con gli occhi chiusi, è il “guidato”. Successivamente, i ruoli si invertono per sviluppare una piena “fiducia fisica”. Il risultato? Prendersi cura dell’altro come se fossimo noi stessi.

Teatro danza, teatro povero. È un’espressione essenziale del sé, particolarmente per un detenuto che necessita costantemente di sentirsi vivo e integrato in una comunità.