USA elezioni, al di là dei due contendenti, sorprende la profonda trasformazione della
società americana che queste elezioni presidenziali stanno evidenziando
La profonda frattura della società americana
USA elezioni, al di là dei due contendenti, sorprende la profonda trasformazione della società americana che queste elezioni presidenziali stanno evidenziando: una lacerazione viscerale, forse irreversibile, come vicini di casa che, nonostante rapporti di buon vicinato, sotto sotto si sono sempre odiati e quando scatta la scintilla divampa l’incendio.
L’Italia, per dire, è da sempre il paese dei Guelfi e Ghibellini, ma poi, in qualche misura uno spazio condiviso lo si trova (un tempo era la religione, poi il campionato di calcio, ultimamente il festival di Sanremo). Negli States quest’anno è capitato di leggere che qualcuno ritiene il Superbowl una manifestazione “trumpiana” (e se viene giù il Superbowl vien giù tutto).
Wasp da una parte, tutti gli altri dall’altra
È come se l’originaria diversità antropologica americana (wasp da una parte, tutti gli altri dall’altra) avesse trovato sostanza materiale nelle differenze economiche, nella mai risolta dialettica città/campagna, centro/periferia, nella spocchia autoreferenziale wokkista e progressista (noi siamo i migliori), nella chiusura ottusa e presuntuosa dei red necks (l’America siamo noi). Nixon e Carter furono detestati dalle opposizioni, ma fuori dai confini nessuno poteva permettersi di parlar male del presidente degli Stati Uniti (kissingerianamente “è un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana”), poi con Reagan cambiarono le cose, ironizzare sul suo passato di (mediocre) attore non era più sacrilego (come poi scordare il piacere di imbarazzare un dem grazie alla pochade Clinton-Lewinsky). E J.D. Vance, si tratta di un virtuoso ritorno al passato (Elegia Americana) o è un’operazione nostalgia senza futuro?
Il quadro americano sta esaurendo la tela? In una società da sempre iper-competitiva gli spazi per la “seconda occasione” (il vero “sogno americano”: certo, conta vincere, ma conta di più poterci riprovare) si stanno estinguendo, il sogno diventa incubo e le stelle corrono il rischio di esser fatte a strisce. American Dream End.
Editoriale del direttore Pierluigi Pellegrin