BACCANTI: prima nazionale, il regno del dio che danza, da Euripide di Filippo Renda. MTM Teatro Litta, dal 27 febbraio al 24 marzo 2024.
BACCANTI – Prima Nazionale
Manifatture Teatrali Milanesi è lieta di presentare “Baccanti, il regno del dio che danza“, diretto da Filippo Renda. L’opera teatrale, sarà in scena dal 27 febbraio al 24 marzo 2024 presso il Teatro Litta di Milano, offrendo al pubblico un’interpretazione moderna delle tradizioni mitologiche greche anche attraverso la danza e la musica.
L’ispirazione per lo spettacolo deriva dalle antiche leggende che circondano la figura di Dioniso, dio del vino, della festa e dell’estasi. La narrazione si concentra sul confronto tra Dioniso e Penteo, il re di Tebe, esplorando temi quali il potere, la libertà individuale e la trasformazione personale.
I temi mitologici resi attuali
Il progetto si distingue per la sua capacità di rendere accessibili e attuali i temi mitologici, grazie a un approccio che combina il rigore storico con la creatività contemporanea. Attraverso questo lavoro, lo spettacolo si propone di avvicinare le nuove generazioni alla ricchezza della tradizione classica, offrendo allo stesso tempo spunti di riflessione sull’esperienza umana universale.
Un elemento distintivo di questa produzione è la trasformazione dello spazio scenico del Teatro Litta:
la sala viene riconfigurata per offrire un’esperienza immersiva che rompe i confini tradizionali tra palco e pubblico. Questa scelta crea un ambiente unico, dove gli spettatori sono invitati a vivere lo spettacolo in modo più coinvolgente, contribuendo a una fruizione che cambia radicalmente la percezione dello spazio teatrale e della narrazione.
Arricchisce ulteriormente l’esperienza la presenza in scena della DJ Sofia Tieri, la cui maestria nei set musicali contribuisce a rendere lo spettacolo ancor più immersivo.
La sua selezione musicale, che spazia attraverso ritmi vibranti e melodie evocative, crea un ponte sonoro che accompagna e intensifica le dinamiche sceniche, immergendo completamente il pubblico nell’atmosfera unica del “regno del dio che danza“.
L’integrazione all’interno del progetto tra la musica elettronica da ballo e il teatro non è solo una scelta artistica, ma un ponte necessario per dialogare con il pubblico contemporaneo, spesso percepito come distante dalle forme tradizionali dell’arte scenica. Questo connubio rappresenta un’esplorazione audace e innovativa nel panorama artistico, mirando a ridurre le barriere percepite tra differenti espressioni artistiche e a rinnovare l’interesse verso il teatro, particolarmente tra le generazioni più giovani. Attraverso l’unione di queste due forme d’arte intendiamo non solo attirare un pubblico diversificato, ma anche riscoprire e rivitalizzare l’antico legame tra corpo libero, rito, danza, musica e arte.
Un lavoro di traduzione e riscrittura di Filippo Renda
Il cammino verso il debutto di “Baccanti, il regno del dio che danza” è stato un percorso articolato e intensamente collaborativo, iniziato con il meticoloso lavoro di traduzione e riscrittura intrapreso da Filippo Renda.
Questo processo, durato un anno, ha posto le fondamenta per una reinterpretazione contemporanea della tragedia greca, mantenendo fedeltà all’essenza del testo originale pur infondendolo di una nuova vitalità.
A novembre 2023, la compagnia ha dato il via alle prove, momento in cui il testo ha iniziato a prendere vita attraverso la voce e il movimento degli interpreti.
Parallelamente, la scenografa Eleonora Rossi ha intrapreso il compito di trasformare lo spazio scenico del Teatro Litta. Questa trasformazione dello spazio ha richiesto un lavoro attento e innovativo, essenziale per realizzare la visione artistica dello spettacolo. La scelta di rimuovere le poltrone e adottare una disposizione circolare non è solo una trasformazione fisica, ma un invito a una nuova modalità di esperienza collettiva. Questa configurazione mira a dissolvere le barriere tra artisti e pubblico creando uno spazio comune dove si intrecciano emozioni, pensieri e reazioni. In questo ambiente, meno simile a un teatro di prosa e più a un luogo di culto, il pubblico è incoraggiato a vivere lo spettacolo dall’interno, trasformando lo spazio fisico in un luogo di condivisione emotiva e di riflessione.
Lo spettatore rimane un osservatore
Nel ridisegnare lo spazio scenico abbiamo quindi voluto immergere il pubblico nell’esperienza dello spettacolo mantenendo però il rispetto per la sua scelta di partecipazione. Anche se lo spazio circolare consente una maggiore vicinanza e immersione nel dramma che si svolge, non si richiede al pubblico un coinvolgimento attivo.
Ciò è fondamentale per onorare il desiderio dello spettatore di rimanere un osservatore, di essere presente all’evento senza diventarne protagonista. Questo equilibrio permette a ciascuno di sperimentare lo spettacolo in modo personale, rispettando i propri confini emotivi e fisici.
Un altro aspetto cruciale della preparazione è stata la costruzione dei costumi, un processo unico in cui le stesse attrici hanno partecipato attivamente.
Questo approccio collaborativo non solo ha rafforzato il legame tra le interpreti e i loro personaggi ma ha anche contribuito a creare costumi che rispecchiano autenticamente la personalità e il viaggio emotivo di ciascuna figura mitologica rappresentata. La partecipazione attiva delle attrici nel processo creativo dei costumi ha infuso nello spettacolo un ulteriore strato di autenticità e immedesimazione.
La campagna social
La campagna social di “Baccanti, il regno del dio che danza” ha preso forma attraverso una serie di foto ad hoc, frutto della preziosa collaborazione con la fotografa Sara Meliti e la make-up artist Carla Curione.
L’obiettivo di questa campagna è stato mettere in luce la potenza e la centralità del femminile, attingendo a ispirazioni dalle comunità matriarcali indigene, simbolo di forza, saggezza e connessione profonda con la natura e il sacro. Queste immagini, cariche di simbolismo e bellezza, mirano a catturare l’essenza dello spettacolo, evidenziando il ruolo delle donne come portatrici di vita, conoscenza e cambiamento. La campagna vuole invitare il pubblico a riflettere sulle dinamiche di potere, sul rispetto per l’ambiente e sulla riscoperta di un legame ancestrale con il mondo che ci circonda, promuovendo una visione dello spettacolo che celebra l’empowerment femminile e l’armonia con il cosmo.
Le Baccanti, la tragedia di Euripide
Le Baccanti (in greco antico: Βάκχαι, Bákchai) è una tragedia di Euripide, scritta mentre l’autore era alla corte di Archelao, re di Macedonia, tra il 407 ed il 406 a.C. Euripide morì pochi mesi dopo averla completata.
L’opera fu rappresentata ad Atene pochi anni dopo, probabilmente nel 405 a.C., sotto la direzione del figlio (o nipote) dell’autore, chiamato anch’egli Euripide. Venne messa in scena nell’ambito di una trilogia che comprendeva anche Alcmeone a Corinto (oggi perduta) e Ifigenia in Aulide. Tale trilogia di opere fruttò all’autore una vittoria postuma alle Grandi Dionisie di quell’anno.
Le Baccanti è considerata una delle più grandi opere teatrali di tutti i tempi. In apparenza il suo messaggio è un monito a tutti gli uomini ad adorare sempre gli dei e a non mettersi contro di essi, e in effetti tradizionalmente quest’opera era sempre stata considerata un’opera religiosa, ossia la riscoperta della religione da parte di un autore che per tutta la vita era stato sempre considerato un laico. La tragedia tuttavia rivela forti ambiguità, rilevate soprattutto dalla critica degli ultimi decenni.
Dioniso, una divinità assolutamente spietata
Innanzitutto è da notare che le virtù che all’inizio dell’opera vengono attribuite al dio (capacità di alleviare le tensioni e le sofferenze degli uomini grazie al vino e ai piaceri fisici e mentali) vengono mostrate poco: Dioniso si dimostra una divinità assolutamente spietata nel punire chi non aveva creduto in lui.
Lo fa al punto di sterminare i suoi stessi parenti (Penteo era infatti cugino del dio, in quanto figlio di Echione e di Agave, sorella della madre di Dioniso, Semele), ed esiliare i sopravvissuti.
Tutto questo per pura e semplice vendetta. Inoltre le stesse Baccanti appaiono molto più intente a compiere azioni violente (invadere villaggi, squartare mandrie di mucche e lo stesso Penteo) che non a celebrare la gioia dei riti di Dioniso.
La stessa Agave, dopo essere stata Baccante, si allontana gettando a terra i paramenti del dio e augurandosi di non vedere mai più il Citerone.
Se Euripide avesse voluto mettere in scena un’opera religiosa, forse non avrebbe messo così in evidenza gli aspetti più sconcertanti del dionisismo, ma avrebbe probabilmente posto maggiormente l’attenzione sui lati positivi (che comunque ci sono, ma solo in alcuni canti corali).
Per questo motivo alcuni studiosi arrivano a interpretare l’opera in senso del tutto opposto, considerandola non una riscoperta della religione, ma anzi una forte invettiva antireligiosa.
E lo dimostrerebbe la critica che Cadmo rivolge a Dioniso verso la fine dell’opera: «Non è bene che gli dei rivaleggino nell’ira con gli uomini», critica cui il dio non dà alcuna risposta. Infatti, si limita a ribattere che questa è da sempre la volontà di Zeus. La tragedia insomma si chiude con molti interrogativi e nessuna risposta, mentre una sola cosa svetta con evidenza su tutte: la spietata vendetta del dio Dioniso.
Teatro Litta da dal 27 febbraio al 24 marzo
Alle ore 20.30 da martedì a sabato, e domenica alle ore 16.30. Info e prenotazioni biglietteria@mtmteatro.it – 02.86.45.45.45 Scarica l’App di MTM Teatro e acquista con un clic.