Bagni Misteriosi, Milano, due serate uniche. Metamorfosi in scena lunedì 15 Luglio e Il sentiero dei nidi di ragno – Un precorso di parole e musica per Italo Calvino

foto-il-sentiero-dei-nidi-di-ragno-1024x576 Bagni Misteriosi: Metamorfosi e il sentiero dei nidi di ragno

Metamorfosi  in scena lunedì 15 Luglio ai Bagni Misteriosi

Bagni Misteriosi, lunedì 15 luglio va in scena Metamorfosi. Un concerto di musica, corpo e parola, capace di evocare la potenza visiva e sonora di cui il testo di Ovidio è ancora oggi sorprendentemente portatore. Nina Pons e i Munedaiko, un ensemble di danzatori e musicisti specializzati nell’uso emozionante e pirotecnico del “Taiko” – il tamburo sacro giapponese – sono qui diretti da Andrea Baracco.

Andrea Baracco, noto per reinterpretare i classici in chiave contemporanea, trasforma Le Metamorfosi in un concerto di musica, corpo e parola, rivelando la modernità dell’opera. Il poema latino riflette sull’instabilità del mondo, attraverso forme in continua trasformazione, creando l’umano in modo unico e inaspettato.

La performance di Baracco evoca la potenza visiva e sonora del testo di Ovidio. In scena, la giovane Nina Pons – già nota per il ruolo di Lucia ne I Promessi sposi alla prova di Andrée Shammah – e i Munedaiko, un gruppo di danzatori e musicisti specializzati nel “Taiko”, il tamburo sacro giapponese.

Portare in scena il poema di Ovidio è una sfida che richiede una lingua teatrale capace di narrare un mondo cinetico e trasformativo. Danzatori, musicisti e voce recitante guideranno lo spettatore in luoghi di transizione e visione. La scelta di coinvolgere Andrea Baracco e i Munedaiko nasce dall’esigenza di creare una lingua teatrale pertinente e originale.

MUNAIDEKO Bagni Misteriosi: Metamorfosi e il sentiero dei nidi di ragno

Il sentiero dei nidi di ragno – Un precorso di parole e musica per Italo Calvino

Tra teatro e musica, un omaggio al grande scrittore Italo Calvino che scelse di raccontare l’esperienza partigiana attraverso gli occhi di un monello: un percorso di musica e parole ricavato dal suo romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno”.
Sul palco Stefano Annoni accompagnato dalla fisarmonica di Katerina Haidukova.

All’indomani della Seconda Guerra Mondiale, quando creare una «letteratura della Resistenza» era una questione aperta e scrivere «il romanzo della Resistenza» un imperativo, Calvino sceglie di raccontare l’esperienza partigiana «di scorcio», attraverso gli occhi di un bambino.
Raccontare la Resistenza dagli occhi di un monello in un mondo di «ladruncoli, carabinieri, militi, borsaneristi, girovaghi» è per Calvino l’unico modo per non essere schiacciato dalla responsabilità. Così, l’indicibile, le tragedie, gli eroismi, gli slanci, le lacerazioni e i tormenti diventano un mondo scanzonato, quasi allegro, rendendo conto di un momento cruciale senza fare una letteratura celebrativa e didascalica.

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Una storia semplice

La storia è semplice: un bambino ruba a un soldato tedesco la pistola e da qui nasce tutto il resto; la prigione, la fuga e l’incontro con gli uomini del distaccamento del Dritto.

Pin è un birbantello del carrugio, sboccato e candido, ingenuo e furbo, spavaldo, provocatorio, ruvido e anche perfido. Vuole disperatamente far parte di un mondo, ma i bambini non lo capiscono e i grandi si mostrano ipocriti e traditori. Pin non trova altra soluzione che fuggire, una fuga dal sapore tragico e senza rimedio.
Ogni volta Pin corre via con un nodo alla gola che gli toglie il respiro e un vuoto nello stomaco che lo fa sentire più solo. Torna allora nell’unico luogo dove tutto può tornare possibile; lì dove i ragni fanno il nido, un posto magico dove può essere chi vuole, fare quello che vuole, sognare quello che vuole, persino un amico con cui condividere questo segreto.

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L’ambientazione del romanzo

Siamo in un piccolo paese della Liguria, durante gli anni della Resistenza e dell’occupazione nazista. Il protagonista è Pin, un bambino orfano che vive con la sorella Rina, una prostituta detta La Nera, nel quartiere portuale. Pin, isolato dai coetanei, trascorre le sue giornate tra adulti, filtrando il loro mondo con ingenuità. I discorsi e i comportamenti degli adulti all’osteria sono spesso incomprensibili per lui; inoltre, la frequentazione della sorella con i tedeschi lo mette in cattiva luce tra i partigiani. Per guadagnarsi la loro fiducia, ruba la pistola di un marinaio nazista mentre è a letto con la sorella. Tuttavia, i partigiani sono indifferenti al gesto e Pin, furioso, nasconde l’arma in un luogo segreto, “dove fanno il nido i ragni”. Sulla via del ritorno, viene arrestato dai tedeschi. In carcere, conosce altri antifascisti, tra cui Lupo Rosso, capo di una banda partigiana. Pin, che non rivela dov’è nascosta la pistola, riesce a evadere grazie a un piano di Lupo Rosso. Vorrebbe seguirlo, ma Lupo Rosso non si presenta all’appuntamento. Pin torna al sentiero dei nidi di ragno e incontra un altro partigiano, Cugino, che lo introduce nella formazione del Dritto, dove ritrova Lupo Rosso. La compagnia viene dispersa a causa di un incendio appiccato dal Dritto. Nel nono capitolo entrano in scena due nuovi personaggi: il comandante Ferriera e il commissario politico Kim, che riflettono sulle motivazioni ideologiche della lotta partigiana. I nazifascisti attaccano i partigiani, informati dal traditore Pelle. Pin riesce a fuggire e scopre che l’arma non è più nel nascondiglio. Dopo che Pelle viene ucciso, Pin recupera la pistola dalla sorella. Torna a nasconderla e incontra Cugino, con cui forse può nascere una vera amicizia.

Nina-Pons Bagni Misteriosi: Metamorfosi e il sentiero dei nidi di ragno

Cesare Pavese, nella postfazione al romanzo

Quando cominciai a sviluppare un racconto sul personaggio d’un ragazzetto partigiano che avevo conosciuto nelle bande, non pensavo che m’avrebbe preso più spazio degli altri. Perché si trasformò in un romanzo? Perché – compresi poi – l’identificazione tra me e il protagonista era diventata qualcosa di più complesso.  – Italo Calvino

L’astuzia di Calvino, scoiattolo di penna, è stata questa, di arrampicarsi sulle piante, più per gioco che per paura, e osservare la vita partigiana come una favola di bosco, clamorosa, variopinta, “diversa”.  – Cesare Pavese, nella postfazione al romanzo