Fino alle montagne: dal caos urbano alla natura selvaggia, la storia di Mathyas è il racconto di un ritorno essenziale, tra sfide interiori e paesaggi alpini mozzafiato

FINOALLEMONTAGNE-ARTWORK_web-711x1024 Fino alle montagne: un film attraverso un mondo in trasformazione

Tra sensibilità e profondità di anime


Dopo aver conquistato il pubblico e la critica al Toronto International Film Festival 2024 con il premio per il Miglior Film Canadese, Fino alle montagne ha debuttato in anteprima nazionale al 73° Trento Film Festival 2025, portando sul grande schermo un viaggio di formazione intimo ma profondamente universale.

Il film diretto con sensibilità e profondità racconta la storia di Mathyas, un giovane agente pubblicitario di Montréal che, stanco della frenesia cittadina, decide di abbandonare tutto per seguire il richiamo della natura. La sua meta è il sud della Francia, la sua ambizione è diventare pastore. Ma l’utopia romantica si scontra presto con la realtà: il mondo pastorale è duro, esigente e spesso solitario.

Il cambiamento come movimento sociale

Fino alle montagne si distingue per la sua capacità di raccontare il cambiamento non solo come gesto individuale, ma come riflesso di un più ampio movimento sociale e culturale. In un’epoca segnata da crisi ambientali, burnout e bisogno di autenticità, il cammino di Mathyas diventa emblematico di una generazione che cerca senso nella semplicità, lontano dai codici della produttività urbana.

Fino alle montagne, la celebrazione del paesaggio alpino

Il film celebra il paesaggio alpino in tutta la sua bellezza aspra e luminosa, diventando quasi un personaggio a sé. La regia si sofferma su dettagli che raccontano silenzi, fatiche e piccoli gesti quotidiani: simboli di un’esistenza ritrovata.

Fondamentale è l’incontro con Élise, una giovane donna che sceglie di abbandonare il proprio lavoro per unirsi a lui. Il loro legame cresce nel corso del film, segnando una svolta narrativa e spirituale. Insieme, partono per la transumanza tra le Alpi dell’Alta Provenza: non solo un tragitto fisico, ma un vero e proprio rito di passaggio.

Fino alle montagne è un’opera delicata e potente, che intreccia il personale al collettivo, la scelta individuale a un’eco globale. Un invito a interrogarsi sul proprio posto nel mondo e sulla possibilità concreta di viverlo in modo nuovo.