La canzone della terra è il docu film presentato ad aprile al cinema, nel mese in cui si festeggia la Giornata Mondiale della Terra. Il senso è quello di riconnettere l’uomo e la natura
Un Film in collaborazione con Earthday Italia e con il patrocinio del CAI
La Canzone della Terra è una maestosa sinfonia per il grande schermo.
Il film, candidato ufficiale della Norvegia per la categoria “Miglior lungometraggio internazionale” alla 96a edizione degli Academy Awards nel 2024, è diretto dalla pluripremiata regista norvegese Margreth Olin e prodotto da Liv Ullmann e Wim Wenders.
La canzone della terra è una meditazione sul rapporto dell’uomo con la natura e sul legame tra genitori e figli.
Margreth Olin, regista e interprete principale, fa ritorno nella valle in cui è nata, nel cuore della Norvegia, dove abitano i genitori.
Per un anno intero filma il trascorrere del tempo e delle stagioni: il padre guida il suo sguardo tra le maestose vallate norvegesi, dove i ghiacciai si stanno ritirando e sono più evidenti gli effetti del cambiamento climatico.
Il documentario custodisce così la memoria di chi è stato in grado di vivere in armonia con l’ambiente e di osservare la melodia della terra. Una canzone in cui la bellezza della musica si sposa a parole di dolore e denuncia.
“Concludiamo il film con un appello di speranza – commenta la regista – il momento in cui mio padre pianta un nuovo seme accanto all’albero che suo nonno depose 130 anni prima. Le storie di mio padre stringono e ripristinano il legame forte con la natura“. E ancora “Il corpo e la mente di mio padre cambiano, questo potrebbe essere l’ultimo anno in cui potrà condividere con noi la sua supplica. All’improvviso tutto sembra urgente. La sua generazione è davvero l’ultima ad avere la consapevolezza di come ci stiamo prendendo cura della natura? La soluzione potrebbe essere semplicemente ripristinare la connessione con noi stessi? Se vogliamo che la nostra specie sopravviva, dobbiamo restare in ascolto del canto della terra”.
Presentato al cinema nel mese in cui si festeggia la Giornata Mondiale della Terra
La canzone della terra (Songs of Earth), è in collaborazione con Earth Day Italia. Il 19 aprile è stato dedicato un panel e una proiezione straordinaria alla Casa del Cinema di Roma per l’Earth Day all’interno del Villaggio per la Terra (www.villaggioperlaterra.it). Inoltre, gode del patrocinio del CAI.
Pierluigi Sassi, Presidente Earth Day Italia, commenta così la collaborazione con il film: “L’arte ha sempre fornito gli strumenti più efficaci per arrivare al cuore e alle coscienze delle persone.
Fin dagli albori del cinema la potenza della natura è stato un elemento basilare per contribuire con scenografie e panorami spettacolari alla magia della settima arte.
Purtroppo da almeno due decenni gli ecosistemi del pianeta – in crisi per l’inesorabile opera di distruzione messa in atto da un’umanità miope – sono diventati il soggetto della trama.
La premessa della storia, lo scenario di una lotta contro il tempo in cui il protagonista deve salvare il mondo da un antagonista che non è altro che lui stesso. Questo film però apre alla speranza. Perché racconta la sua storia sottolineando quello che è un cardine della nostra battaglia per la salvaguardia del Pianeta. La collaborazione e il dialogo tra le generazioni sono la chiave per vincere le sfide climatiche e ambientali. Un necessario passaggio di esperienze, conoscenze, amore per la natura e le sue stagioni che padri e madri devono testimoniare a figli e figlie”.
Un film di alta qualità e dall’importante valore culturale
Con La canzone della terra continua la collaborazione tra Cai e Wanted Cinema.
“Come sodalizio siamo orgogliosi di collaborare alla promozione di film di alta qualità e dall’importante valore culturale.
L’opera porta lo spettatore su territori altri e sconosciuti, come quelli norvegesi.
Allo stesso tempo, la narrazione si focalizza sul rapporto tra genitori e figli. Il punto di vista è molto interessante“, ha dichiarato il componente del Comitato Direttivo Centrale del CAI Angelo Schena.
La Norvegia e i suoi paesaggi mozzafiato
La voce narrante di Margreth Olin, acclamata documentarista norvegese nata nel 1970, accompagna le immagini dall’alto di un uomo che avanza solitario nel maestoso silenzio di un paesaggio coperto di neve. L’individuo è Jørgen Mykløen, suo padre, che con passo deciso e le caratteristiche bacchette da trekking nordico, si inoltra nella natura che tanto ama e che ha trasmesso alla figlia come una preziosa eredità.
Margreth racconta di un genitore unico nel suo genere, che, invece delle consuete fiabe serali, preferiva portarla a passeggiare sotto le stelle, insegnandole l’arte di osservare e rispettare il mondo naturale. Lo scenario che fa da sfondo a questo intimo ritratto familiare è la suggestiva valle di Oldedalen, nell’incantevole Sud Ovest della Norvegia, dominata dall’imponente ghiacciaio Jostedalsbreen, vero protagonista del documentario.
Dopo un lungo periodo di assenza, la regista ritorna per un intero anno nei luoghi avvolgenti, dove il silenzio è un prezioso alleato. Qui, immersi in un’atmosfera illuminata dai giochi di luce sull’acqua e dal candore del ghiaccio, la natura si rivela con grandiosità e potenza sovrana.
Il film narra anche il progressivo riavvicinamento ai suoi genitori anziani, ancora uniti dall’amore e dalla passione per il canto. Ma rappresenta anche la complicata sfida di accettare il traumatico distacco da loro che, prima o poi, arriverà.
Un’era segnata dall’impronta umana
Articolato in capitoli che si snodano attraverso le stagioni, dalla rigogliosa primavera al dormiente inverno, questo lavoro rappresenta un connubio unico tra documentario osservazionale e ritratto autobiografico di famiglia.
Esplorando l’evoluzione del paesaggio, Olin segue il filo della sua eredità genealogica, estendendosi dalle ere remote dei suoi antenati fino all’attualità.
Passando da un’esistenza basilare, in cui la sopravvivenza era intimamente legata alle imprevedibili forze della natura, ci spostiamo verso un’epoca dominata dall’influenza antropica, dove ogni ecosistema è sotto assedio e richiede salvaguardia. Questo è un atto di rispetto verso chi ci ha preceduto e una necessità vitale per garantire il futuro della nostra specie.
Tutte le scene sono ricche di emozioni
Ogni scena de La canzone della Terra colpisce emotivamente, filtrata attraverso lo sguardo appassionato di Olin, erede dell’amore per la natura di Jørgen, che ancora oggi lo accompagna tra i fiordi.
Assistiamo a ghiacciai che si arrendono al calore, slavine che velano l’aria di pura candidezza, cascate maestose, e una flora instancabile nella sua crescita e rinascita.
È emblematico l’abete piantato dal padre, dominante sulla valle, simbolo della trasmissione di valori tra le generazioni e dell’impegno a preservare l’eredità naturale affidata alla nostra specie.
Il film si distingue per la sua abilità nel tessere insieme immagini spettacolari e narrazioni intime, portando in scena il dinamismo tra la grande storia universale e quella più personale di una famiglia.
Questa sinergia visiva è stata possibile grazie al talento combinato di cinque direttori della fotografia, di cui due specializzati in riprese con droni e uno in immersioni subacquee.
I droni esplorano e catturano la maestosità delle vette montuose e l’imponenza di vasti paesaggi. Gli obiettivi si avvicinano per svelare dettagli minuti di petali e texture della pelle, riflettendo la complessità della natura, parallela a quella del corpo umano.
In questo modo, il film riflette sulla natura come entità vivente e sui confini che condivide con l’esistenza umana.
Meraviglia, gratitudine e amore per tutto ciò che vive
Le cineprese di Olin catturano sia l’immenso che il dettaglio del singolo elemento. Lo fanno con una profonda sensazione di stupore, riconoscenza e affetto per ogni forma di vita.
Immergendoci in questo ambiente straordinario e incantevole. Il film pone l’accento sulla proporzione relativa dell’essere umano, sulla sua trascurabile importanza in un contesto ben più vasto.
Eppure, sottolinea anche la sua capacità di amare il pianeta, persino nei momenti di rifiuto o di perdita dei suoi cari. Il risultato è una fusione imperdibile di maestria tecnica indiscutibile e meditazione sulla vita, intrisa di una consapevolezza ecologica profonda.