La performance ad Arte Fiera è sempre stata di casa, sin dalle primissime edizioni. Quella del 1976, in particolare, vide succedersi le azioni di molti artisti. Scopriamoli insieme.
“Praticamente nulla da vendere”- La performance nel 1976 a cura di Uliana Zanetti
La performance era di casa ad Arte Fiera fin dalle primissime edizioni: quella del 1976, in particolare, vide succedersi le azioni di artisti come Vincenzo Agnetti, Urs Lüthi, Hermann Nitsch, Franco Vaccari, non come parte del programma di eventi bensì come proposta, audace e lungimirante, di alcune gallerie.
Si tratta di una storia poco nota e ancora meno documentata, sulla quale getta un primo sguardo la mostra “Praticamente nulla da vendere”. La performance ad Arte Fiera nel 1976, a cura di Uliana Zanetti, Curatrice delle collezioni al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna.
Allestita nel Padiglione 25, “Praticamente nulla da vendere” (il titolo della mostra deriva da una dichiarazione di Rosanna Chiessi, fondatrice della galleria Pari&Dispari, sulla sua partecipazione alla fiera del 1976: “Praticamente, non avevamo nulla da vendere”) dimostra che il legame fra Arte Fiera e la performance risale alle origini stesse della manifestazione, in sintonia con il contesto di una città che negli anni Settanta è stata tra le più importanti per la storia di questa forma di espressione in Italia.
Un aspetto, quello della performance, che Arte Fiera non ha cessato di coltivare nel corso dei decenni, e che ne costituisce anche oggi un tratto identitario.
Arte Fiera e Fondazione Furla: Daniela Ortiz, Tiro al Blanco
Protagonista della rinnovata collaborazione fra Arte Fiera e Fondazione Furla per il programma di performance curato da Bruna Roccasalva è l’artista peruviana Daniela Ortiz, che realizzerà un intervento inedito e concepito ad hoc dal titolo Tiro al Blanco.
L’opera consiste in un’installazione che verrà attivata da una performance partecipativa, e nasce da una riflessione critica sull’egemonia del Nord sul Sud del mondo, e in particolare sulla centralità che l’industria militare ha avuto e ha tutt’ora nel rafforzamento di questa supremazia.
L’artista ha deciso di ideare uno stand di tiro a segno, ispirandosi alle comuni bancarelle da luna park ma ripensandone completamente il contenuto.
Se i bersagli, riproducendo i loghi di aziende che producono armi o delle armi stesse, puntano il dito contro il complesso dell’industria militare, i premi celebrano personaggi del passato e del presente che hanno lottato contro capitalismo, imperialismo e colonialismo come Lenin, Daniel Guerin, Frantz Fanon e Vijay Prashad.
Tra gli oggetti in palio ci sono anche coloratissimi burattini in legno e marionette da dito, un omaggio a eroi di pace come i medici delle zone di conflitto, che sfidano i bombardamenti nelle loro ambulanze, o i gruppi di lavoratori che si opponengono al trasporto di armi attraverso i porti.
Un performer si aggira tra i corridoi della fiera invitando il pubblico a partecipare al gioco: protagonisti di Tiro al Blanco sono infatti gli stessi visitatori che, coinvolti in prima persona, hanno la possibilità di aggiudicarsi i premi provando a colpire i bersagli – ovvero ad abbattere simbolicamente un sistema che troppo a lungo ha imposto e continua a imporre il suo potere. Il gioco diventa uno strumento attraverso cui generare consapevolezza e stimolare un pensiero critico.
Partner tecnico: I.E.InfrastruttrEcologia srl di Mirandola (MO).