Pericolosamente vicini, è il documentario sugli orsi in Trentino assolitamente da vedere al cinema. Una convivenza tra uomo e orsi è possibile?
Perché vedere il documentario sugli orsi
Pericolosamente vicini è un documentario che tratta il rapporto tra l’uomo e la popolazione di orsi che vive in Trentino e nelle Alpi, tema che proprio in questi giorni è tornato all’onore della cronaca. Diretto da Andreas Pichler (The Milk System, Teorema Venezia).
A cosa servono gli orsi? Perché non eliminarli tutti e farla finita? È attorno a questa domanda provocazione – sollevata esplicitamente solo alla fine – che si sviluppa Pericolosamente vicini, il documentario di Andreas Pichler sul rapporto tra i grandi carnivori e l’uomo in Trentino. Un territorio fortemente antropizzato, che ospita circa 100 orsi e che, dalla morte di Andrea Papi il 5 aprile 2023 sul Monte Peller, continua a far discutere.
La pellicola, distribuita da Wanted in collaborazione con il Club Alpino Italiano, inizia con la scomparsa del runner, con le ricerche notturne in Val di Sole. Una voce fuori campo introduce una delle posizioni rappresentate magistralmente nel film sulla gestione degli orsi: “La natura è pericolosa. E non ne siamo i padroni“. A contrasto, le parole dignitose e le lacrime dei genitori di Papi: “Chi è responsabile, in questi 25 anni, non pensi di farla franca”.
Pichler ci parla di cosa significa oggi avere a che fare con un centinaio di orsi
Reintrodotti in Trentino nel 1999 grazie al progetto Life Ursus, gli esemplari ora presenti sul territorio sono un centinaio; alcuni di essi, definiti “problematici”, sono inclini anche a contatti ravvicinati con i centri abitati e le persone, arrivando a danneggiare greggi e mandrie e, in alcuni casi, ad attaccare gli uomini.
Attraverso le testimonianze della squadra di monitoraggio – composta da veterinari e forestali – Pichler ci spiega cosa significa oggi gestire un centinaio di orsi e cosa ha significato reintrodurli tra gli anni Novanta e i primi Duemila, quando gli orsi sulle Alpi italiane erano quasi estinti. Il progetto Life Ursus ha ripopolato le montagne trentine. Le immagini di repertorio mostrano la liberazione nei boschi di una decina di orsi prelevati dalla Slovenia. Le ragioni che hanno portato le istituzioni a reintrodurre l’orso in Italia erano sia economiche che scientifiche. La popolazione, a quei tempi, era d’accordo con l’operazione. Oggi non lo è più.
Una buona parte di trentini non è più favorevole all’operazione di ripopolamento orsi
Nel documentario, Pichler dà voce alla parte della popolazione trentina contraria alla presenza degli orsi: “Noi viviamo in montagna, liberiamoci di orsi e lupi” è il messaggio condiviso, ripreso anche dal presidente della provincia autonoma in un discorso elettorale. Dal palco, qualcuno rincara la dose, dicendo: “Se qualcuno ama tanto orsi e lupi, se li porti a casa sua“.
Il conflitto si intensifica tra queste opinioni e quelle degli animalisti, con i forestali al centro, costretti a trovare un equilibrio tra le due posizioni senza prendere parte.
I forestali, professionisti competenti e appassionati, mostrano anche la loro umanità nel documentario, commuovendosi quando l’orsa F43 muore accidentalmente durante un’operazione di radiocollaraggio. Alla fine, spiegano che la convivenza con gli orsi è possibile, ma chiariscono anche cosa fare quando ci si trova di fronte a un orso problematico: “Sospendere l’abbattimento di Jj4 è stato un errore“.
La natura unica dell’orso in Pericolosamente vicini
Ciò che emerge con sorpresa durante l’ora e mezza del documentario è la natura complessa e unica dell’orso. Coloro che lo conoscono da vicino, come veterinari, etologi e forestali, non hanno dubbi: “L’orso è una creatura straordinaria, il vero sovrano delle montagne“. Lo definiscono “Emblema di tempi antichi“, e la sua presenza è considerata “Un valore aggiunto che ci ricorda che non siamo i padroni assoluti del bosco, delle montagne. E sebbene possa essere pericoloso, è uno degli animali meno aggressivi del nostro territorio“.
Il documentario Pericolosamente vicini sottolinea un messaggio chiaro: se oggi ci troviamo in una situazione di divisione, paura e rabbia, con orsi abbattuti solo per essersi comportati da orsi, la responsabilità ricade anche sulle istituzioni. Queste, per motivi elettorali, non hanno promosso una necessaria educazione nelle scuole né hanno adottato misure comunicative e strumenti per una convivenza pacifica (ad esempio cassoni anti-orso e dissuasori. Questo ha portato al fallimento del progetto Life Ursus. Infatti, i genitori di Andrea Papi affermano: “Se ci avessero detto come stavano le cose, Andrea non sarebbe mai salito lassù“. Per due decenni, l’informazione e l’educazione culturale sono state trascurate. Il problema della convivenza dell’essere umano con gli orsi assume così anche rilevanza politica, diventando di interesse nazionale ed europeo, e si amplia toccando il tema universale del rapporto tra la natura e l’uomo.